LETTURA

Giornale










PRATICA 1
1. Leggete i brani da 1 a 7 e scegliete la risposta giusta. Dovete indicare solo una frase per ogni brano.

1 LETTERA AD UNA RUBRICA DI UNA RIVISTA.
Siamo due studentesse straniere venute in Italia per studiare l’italiano a Roma. Appena arrivate alla stazione Termini, abbiamo preso un taxi regolare, bianco, con la luce sopra. Dovevamo andare all’inizio di via Nomentana e il tassista, subito, ci ha detto di non conoscere bene questa strada: così ha cominciato a girare per le vie di Roma. Il giorno dopo abbiamo visto che la nostra casa è molto vicina alla stazione e abbiamo capito che ci ha ingannate per prenderci 35 euro per la corsa.
Catia e Kristina                                                   (“La Repubblica”, 5 febbraio 2007)

Catia e Kristina, nella lettera,
A) danno dei consigli agli stranieri che prendono un taxi a Roma
B) manifestano il loro grande dispiacere per avere pagato i 35 euro
C) descrivono il comportamento poco corretto del tassista romano

2 Se tornate a casa all’ultimo momento e dovete ancora preparare da mangiare, da oggi c’è la raccolta di libri “Cucina rapida” che vi suggerirà oltre mille ricette facili, veloci, con alcune indicazioni sulle calorie e sui vini da bere. In tutto sono 7 volumi che troverete allegati alla rivista “Gente”. Il primo libro, dedicato alle pizze ed agli antipasti, è in regalo con questa rivista a soli 2 euro. I volumi successivi costeranno 6,90 euro, compresa la rivista. Non perdeteli e... buon appetito!  (“Gioia”, 21 gennaio 2007)

Questa pubblicità è rivolta a chi desidera
A) comprare dei libri e pagarli al prezzo della rivista
B) preparare da mangiare senza perdere molto tempo
C) sapere, ogni sera, cosa bere e cucinare per la cena

3 Torino. Olga, una signora di 61 anni, è entrata in una gioielleria vestita da carabiniere con due caffè. “Un caffè per Lei e uno per me. Dobbiamo festeggiare il mio compleanno! Dopo mi regalerò l’anello più bello che ha.” A queste parole, il gioielliere e Olga hanno bevuto il caffè. All’improvviso l’uomo ha avuto un giramento di testa e ha capito che nel caffè c’era qualcosa di strano. Con forza l’ha bloccata mentre gli rubava dei gioielli e l’ha consegnata a dei veri poliziotti. (“La Repubblica”, 31 gennaio 2007)

La notizia evidenzia
A) il piano curioso organizzato da Olga
B) l’ intervento coraggioso dei poliziotti
C) i motivi che spingono Olga a rubare

4 Tutte le persone che, nei mercatini lungo le strade, comprano a basso prezzo oggetti di marca e prodotti “Made in Italy” non originali come borse, occhiali, cinture, possono avere dei problemi. Secondo la legge italiana, chi viene sorpreso a fare questi acquisti non solo deve consegnare l’oggetto appena comprato, ma deve anche pagare una multa:
non meno di 200 euro per una borsa, dai 15 ai 20 euro per un cappellino o una cintura, 30 euro per un paio di occhiali.                 (“Per me”, 3 giugno 2006)

Il testo
A) invita la gente a dare poca importanza alle grandi marche
B) consiglia alle persone di spendere pochi soldi nei mercatini
C) spiega ai clienti quali rischi corrono se acquistano oggetti falsi

5 Per lavoro vivo a Roma, ma torno tutti i fine settimana a Verona dalla mia famiglia e mi ci vogliono quattro ore di treno. Da quando faccio questa vita ho scoperto come trascorrere tutte queste ore sopra un treno: leggo! Giornali, riviste, ma soprattutto romanzi. Ne leggo quasi uno a settimana. Ecco, il treno è, per me, l’appuntamento con la letteratura: lì posso dedicare alla lettura delle ore che non ho quando sono al lavoro o in famiglia. E quando non prenderò più il treno, perderò un momento interessante della mia vita.
Roberto                                                                               (“Vero”, 8 febbraio 2007)

Per Roberto è
A) difficile trovare il tempo per cercare alcuni libri da leggere
B) importante fare qualcosa di piacevole per passare il tempo
C) faticoso fare un lavoro molto lontano dalla propria città

6 Al teatro “La Scala” di Milano è diventato da poco obbligatorio presentarsi in giacca e cravatta. Tutto questo per rispetto dello storico teatro, di chi lo frequenta e di chi fa lo spettacolo. I milanesi rispettano le direttive e si vestono sempre adeguatamente. Il problema è per alcuni ospiti che hanno poco rispetto per il teatro e la città. Alcuni addirittura si presentano con un maglione e lo zaino, anche se hanno speso fino a 250 euro per una poltrona.                                          (“Il Messaggero”, 12 gennaio 2007)

Il testo
A) avvisa dell’introduzione di nuove regole alla Scala
B) descrive le nuove tendenze della moda milanese
C) informa su quanto costa andare a teatro a Milano

7 Valeria: Dopo che ho pagato le spese per la casa, mi restano pochi euro. Spesso ho paura anche di comprarmi delle scarpe perché, se i soldi non mi bastano, non mi piace chiederli in prestito. Quando abitavo con i miei, non avevo problemi, loro mi aiutavano sempre.

Rita: Comprare tanti vestiti è la mia passione, ma i miei genitori non sono d’accordo con me e allora mi danno sempre dei consigli su come gestire i miei soldi. Ma sono io che li guadagno e quindi li spendo come voglio e non mi importa del futuro: comprare mi fa stare bene.

Ornella: Ho un buon lavoro e un ottimo stipendio. Mio padre pensa a tutti i pagamenti da fare. Lavoro molto per guadagnare sempre di più, ma non mi piace fare spese pazze. Preferisco avere molto denaro in banca perché dà sicurezza a me e a tutta la mia famiglia. (lib. da Davide Marré, “ Vera magazine”, 8 febbraio 2007)

Quale delle tre persone spende i suoi soldi senza pensarci troppo?
A) Valeria
B) Rita
C) Ornella

2. Leggete il brano e confrontatelo con le frasi. Indicate le informazioni presenti nel testo. Dovete indicare solo sette frasi.

POVERI MA INNAMORATI
Dina, da giovane, si sposa con Marco che, un giorno, dopo vent’anni di matrimonio, va via di casa e la lascia sola con cinque figli e molti conti da pagare. Dina resta con le due figlie piccole, mentre gli altri tre, ormai grandi, vanno a vivere da soli. Lei lavora come infermiera, ma il suo stipendio non basta e, per fare una vita dignitosa, continua a chiedere soldi alla banca. Chiede aiuto anche ai figli più grandi, che non possono o non vogliono aiutarla. Così a Dina non resta che affidare le due bambine ai figli più grandi, lasciare la casa e andare a vivere alla stazione. Dopo un mese, incontra “lui”: si guardano, si parlano, cominciano a conoscersi e in questo modo inizia la loro storia d’amore. Antonello e Dina stanno sempre insieme, discutono dei loro problemi e lui le ripete:
“Questa non è vita per te”. Lei continua a lavorare anche se: “... la gente chiacchiera e dice cattiverie, ma a me non importa nulla”. Due volte alla settimana va a trovare le sue piccole alle quali ha presentato Antonello, con il quale hanno scherzato e giocato subito. Ora, i due innamorati sognano di trovare una casa per continuare a vivere insieme e sperano di diventare presto una vera famiglia tranquilla.              (lib. da Lorenzo Mottola, “Libero”, 24 gennaio 2007)

1 Marco è partito senza preoccuparsi della sua famiglia
2 I figli più grandi vivono in un’altra città
3 Dina fa di tutto per risolvere i problemi economici
4 I parenti della donna le prestano dei soldi
5 Dina ha il coraggio di prendere una decisione importante
6 Si è innamorata di una persona che conosceva da tempo
7 Dina non si sente più sola e incompresa
8 Le persone vogliono conoscere la storia di Dina
9 Il suo nuovo compagno è piaciuto alla famiglia
10 Dina e Antonello riescono a fare dei progetti per il futuro

 
PRATICA 2
3. Leggete il testo e completate le frasi sottolineando fra le tre proposte l’unica appropriata. Indicate una sola possibilità.

IL CANE PIÙ FEDELE D’ITALIA
Vi voglio (1.parlare, raccontare, dire) la notte più straordinaria che ho vissuto insieme al mio cane di nome Lillo. Io e la mia famiglia viviamo in una casa    (2.nel, al, in) mezzo al bosco e, una sera, mamma aveva lasciato Lillo al piano terra, mentre tutti noi (3.dormiamo, dormivamo, dormiremo) al primo piano. Ma, all’improvviso, nella stanza (4.dove, di, che) mio nonno lavorava il legno, si è sviluppato un incendio. Lillo, che era al piano terra, ha subito (5.conosciuto, saputo, capito) il pericolo ed ha cominciato ad abbaiare per chiamarci, però inutilmente, perché (6.avevo, aveva, avevamo) il sonno pesante. Allora è salito al primo piano e ha cercato di aprire le porte (7.con, fra, per) le sue zampe. A quel punto ci siamo svegliati, di corsa siamo andati in giardino e, poco dopo, (8.sono, hanno, stanno) arrivati i vigili che hanno (9.smesso, finito, spento) il fuoco. Per tutto questo, una settimana (10.fa, prima, dietro), Lillo ha ricevuto il premio di “cane più fedele d’Italia”.   (lib. da “Gente”, 23 gennaio 2007)


4. Leggete il testo e completate le frasi con l’unica possibilità che corrisponde al testo. Indicate solo una possibilità per ogni frase.


... E LA LUCE FU !
Questa è la storia di un paese con i suoi problemi e di un sindaco che non è disposto a far finta di niente né a subire un triste destino. Il paese in questione è Viganella, situato nella Valle Introna, una delle più povere del Piemonte. Gli abitanti sono in prevalenza anziani; i giovani e gli adulti se ne sono andati non appena ne hanno avuto la possibilità: chi può mai desiderare di vivere in un luogo dove il sole non fa mai vedere e sentire i suoi caldi raggi? Ma il sindaco di Viganella ha deciso di fare qualcosa per salvare il paese. Poteva sembrare un progetto impossibile, ma non vi ha rinunciato: voleva riportare la luce e il calore del sole ai suoi concittadini. Per realizzare questo sogno ha chiesto la collaborazione di alcuni esperti venuti da varie parti d’Italia, che hanno saputo dare concretezza a quella che poteva apparire la follia di un visionario con un po’ di manie di grandezza. Una serie di calcoli, un pizzico di fantasia ed ecco che il gioco si è concluso: Viganella, ora, può contare su uno specchio posto in cima alla montagna che riflette i raggi del sole e li fa arrivare fino al centro del paese! Per festeggiare il grande evento, si è radunata la popolazione e molti forestieri che si erano muniti, inutilmente, di occhiali scuri pensando che ci sarebbe stata una forte luce. Non mancavano neppure le televisioni: c’erano TV dalla Germania, dal Giappone, dalla Cina, la Bbc, la Cnn, Al Jazeera e tante altre. Tutti erano impazienti di vedere il sole a Viganella. E’ stato suonato l’inno italiano e poi quello spagnolo. E non è un caso: infatti Viganella è gemellata con la città spagnola di Huelva, luogo in cui la luce e il calore del sole trionfano per tutto l’anno. Una bambina spagnola, che con il suo dipinto aveva vinto un concorso di disegno su questo spettacolare evento, ha avuto l’onore di toccare il mouse del computer perché lo specchio sulla montagna si spostasse per direzionare i raggi verso la piazza e finalmente ... la luce fu! Tutti hanno manifestato grande ammirazione al sindaco che ha saputo convincere politici e sponsor a realizzare questo sogno costato circa centomila euro.
La luce che ora rimbalza dalla montagna non è forte, ma è sufficiente per ripopolare le baite abbandonate, la chiesa, un caffè che nessuno frequentava più e in particolare la piazza centrale, luogo di incontro per tutti. Non si sa se le cose cambieranno, ma il sindaco vorrebbe tanto che soprattutto i giovani desiderassero costruire qualcosa qui, invece di scappare alla ricerca di quel calore che dà senso alla vita di ogni giorno. Ecco, questa è la storia di un piccolo comune italiano di cui, per un periodo di tempo, se pur breve, tutto il pianeta ha parlato.
(Enrica Freddi, “Vero”, 21 gennaio 2007)

1 Nel piccolo paese di Viganella
A un fatto imprevisto ha fatto allontanare le persone
B una realtà insolita influenza la vita dei suoi abitanti
C gli anziani che sono rimasti vivono poveramente
D la gente racconta la triste storia di questo luogo

2 Il sindaco
A ha dimostrato di avere un temperamento molto determinato
B ha richiesto la collaborazione di alcuni specialisti del Comune
C ha deciso di voler ristabilire il regolare corso della natura
D ha presentato un progetto considerato tecnicamente assurdo

3 L’evento straordinario
A ha portato al sindaco un momento di notorietà tanto atteso
B ha dato a Viganella la stessa luminosità di una città spagnola
C ha suscitato molto interesse al di fuori della comunità locale
D ha richiesto l’uso di speciali lenti protettive per i visitatori

4 È stato possibile realizzare questo progetto grazie
A allo spostamento di un elemento dell’ambiente
B alla somma di 100.000 euro pagata dal sindaco
C alla campagna di sensibilizzazione fatta dal sindaco
D alla vendita dei disegni di un concorso sul paesino

5 La finalità di questa iniziativa è di
A far conoscere questa storia a tutto il mondo
B dare la luce a chi vive nella piazza centrale
C pubblicizzare le varie attività commerciali
D dare nuova vita al piccolo paese di Viganella

PRATICA 3
5. Leggete il testo e completate le frasi con l’unica possibilità che corrisponde al testo. Indicate solo una possibilità per ogni frase.


LA LEGGENDA DEL RE DEI CERCATORI D’ORO
Nel 1881 Felice Pedroni, ovvero Felix Pedro come lo chiamavano gli amici, decise di lasciare l’Italia e di partire per l’America, come tanti altri in quel tempo, col sogno della ricchezza negli occhi e la speranza di non dover soffrire più la fame. In America, dopo aver fatto mille lavori, decise di spostarsi verso il Nord, freddo ma ricco di oro, così nel 1882 compì un’ impresa ai limiti della disperazione: attraversò impervie montagne con la sola compagnia di un asino, un fucile e l’idea fissa delle pepite d’oro.
Pedro, arrivato in Alaska, era un poveraccio, fece degli incontri sbagliati e fu anche ingannato da alcuni malfattori, ma non abbandonò il suo sogno. Il 22 luglio 1883 scoprì il suo grande tesoro nel torrente a cui venne dato, in suo onore, il nome di “Pedro Creek”. E proprio tra quei ghiacci, grazie alle sue ricchezze, fondò la città di Fairbanks. Per la gente del luogo Pedro è Pedro, il numero uno. Ogni anno, il 22 luglio, alcuni si vestono come lui e sfilano per le vie della città. Per ricordarlo e ringraziarlo, la popolazione gli ha dedicato una strada, una collina e un negozio: “Pedro Street”,“Pedro Dome” e “ Pedro Store”. Nel 1905 Felice Pedroni tornò in Italia per sposarsi con Egle, ma lei non volle seguirlo nella sua vita avventurosa; tornato in Alaska ebbe una storia con una ballerina che gli complicò la vita e anche il portafoglio; poi conobbe Emma che si fece regalare tre concessioni sui torrenti ricchi di oro. Nel 1910 Pedro morì, forse ucciso da dei nemici, forse per problemi di salute, forse per altri motivi di cui non si sa niente. Per alcuni Felice Pedroni era buono, senza vizi e equilibrato. Per altri aveva speso tutti i soldi in whisky. Lassù fra i ghiacci, la gente racconta spesso di quando Pedro aveva ucciso un orso non per paura, ma per farsi i primi stivali (moonboots) della storia con le zampe dell’animale svuotate ed essiccate e di quando per mesi fu braccato da una spedizione che seguì le sue tracce, pensando che fosse un vero orso. Oggi questa avventura fa innamorare scrittori e registi che gli dedicano sia un romanzo, in corso d’opera, che uno spettacolo teatrale che verrà allestito nell’autunno 2007 col nome di “Il mistero di Felix”.
Ma, se l’avesse saputo prima, forse, Felice Pedroni non avrebbe fatto tanta strada, perché alcune indagini recenti hanno ipotizzato la presenza dell’oro in varie zone d’Italia.
(Giorgio Comaschi, “Quotidiano Nazionale”, 15 dicembre 2006)

1 Pedro partì per l’America perché
A) doveva imparare un buon mestiere per vivere
B) desiderava trovare una città ideale per abitarci
C) voleva fare un’esperienza diversa dagli altri
D) aveva in mente degli obiettivi da raggiungere

2 In Alaska
A) usò i suoi averi per creare un insediamento urbano
B) aveva desiderato molte volte di tornare presto in Italia
C) ebbe numerosi contatti con persone che lo aiutarono
D) aveva deciso di arrivarci con l’aiuto di mezzi adeguati

3 Pedro, il fondatore di Fairbanks,
A) venne aiutato dalle donne che l’amarono
B) morì per cause ancora oggi misteriose
C) aveva una personalità strana e ambigua
D) venne festeggiato soltanto finché visse

4 Oggi
A) Pedro, il re dei cercatori d’oro, avrebbe fatto fortuna in Italia
B) Pedro viene ricordato anche per un singolare episodio
C) Pedro deve la sua fama all’invenzione di un tipo di stivali
D) le avventure di Pedro già vengono rappresentate nei teatri

6. Leggete i due testi indicati rispettivamente con Testo A e Testo B. Indicate se l’informazione dal 1 al 10 si riferisce al testo Testo A o al testo Testo B.

DUE ANIMALI DA SALVARE
TESTO A: Alle falde del massiccio del Gran Sasso è stato inaugurato il “Museo del Cervo”, dove è stata ricostruita la storia evolutiva dell’animale, il suo habitat e le sue abitudini. Il tutto fa parte di un progetto che vuole ricostituire, con il cervo e il camoscio, le comunità faunistiche e l’ambiente originari della montagna, impoveriti dall’uomo nel corso dei secoli. Fra gli animali reintrodotti c’è, curiosamente, un cervo che pensa di essere un umano, tanto da voler vivere vicino alle persone, frequentandole abitualmente. E la gente ha voluto che circolasse nei dintorni liberamente. La sua presenza crea uno spettacolo commovente per le persone del luogo e i forestieri. E’ munito di un radiocollare e quindi ogni suo spostamento viene monitorato. Presto, nella stagione degli amori, rientrerà nel branco e solo allora deciderà in quale comunità vivere.
(Bice Passera, “Vero”,10 gennaio 2007)

TESTO B: Il povero lupo non ha mai avuto una vita facile, per secoli si è sempre parlato di lui in senso negativo, come reicarnazione della ferocia e della malvagità. Il contrario lo dimostra Ezechiele, un lupo che è stato recuperato ad Amatrice in condizioni pietose in quanto ferito da trappole posizionate illegalmente nella foresta da cacciatori. In questo caso è intervenuto anche il Presidente dell’Ente “I Diritti degli Animali”, che ha dimostrato un grande impegno per la cura e la salvaguardia della fauna locale. Il lupo riportava anche vecchie ferite, a testimonianza di altri tristi incontri. E’ stato sottoposto a cure per garantirgli la salvezza: un uomo lo ha ferito, altri lo hanno curato. Dopo una lunga degenza, Ezechiele è stato trasferito in un centro di recupero per poi essere reinserito nell’ambiente naturale.       (Enrica Freddi, “Vero”, 20 gennaio 2007)

1 Nella mente umana spesso si creano dei pregiudizi verso gli animali
2 Si è voluta favorire la conoscenza del soggetto da salvaguardare
3 L’ uomo ha compiuto la sua opera distruttiva in tempi lunghi
4 Talvolta, gli animali vengono colpiti con mezzi illeciti
5 E’ possibile stabilire una convivenza fra uomo e animale
6 Anche un’associazione si è interessata all’animale
7 La presenza dell’animale costituisce un notevole richiamo turistico
8 Gli uomini hanno atteggiamenti contrastanti nei confronti dell’animale
9 Il comportamento dell’animale viene controllato costantemente
10 L’animale, prima o poi, dovrà fare una scelta


PRATICA 4
7. Leggete il testo. Rispondete alle domande o completare le affermazioni nel negli spazi numerati da 1 a 4.

UNO STORICO BARBIERE
Nella bottega di Alfredo, 76 anni, si respira un’atmosfera d’altri tempi: è l’unico barbiere rimasto in attività in una frazione che conta 1.400 abitanti. Nell’aria del suo locale persiste l’inconfondibile profumo del Floid, caratteristico dopobarba del tempo che fu. Lo sguardo si posa immediatamente su oggetti come l’asciugacapelli di metallo, la cinta di cuoio per affilare il rasoio e le poltrone girevoli: “Sono cose che conoscono i segreti di tante persone, hanno assistito a colloqui di ogni tipo, gli antiquari farebbero carte false per averli, ma non li venderei neanche se fossi costretto da ragioni economiche”, afferma con orgoglio Alfredo che, malgrado l’età, continua a usare questi attrezzi con cura e destrezza. “Sognavo di fare questo mestiere sin da bambino: ogni volta che i miei familiari andavano dal barbiere io li seguivo con entusiasmo e poi, col tempo, ho cominciato ad esercitarmi su di loro. Erano tempi duri, la seconda guerra mondiale era finita da poco, di giorno aiutavo i miei nei campi, la sera facevo barba e capelli agli amici lavorando fino a notte fonda. Nel 1951, a 21 anni, ho messo su bottega e mi sono sentito ripagato di ogni sacrificio. Nel 1959 mi sono sposato con Giuseppina, abbiamo avuto due figli, Fausto e Cristina; questo lavoro non mi ha arricchito, ma mi ha permesso di vivere dignitosamente”. Alfredo conclude con amarezza: “Purtroppo, i giovani sognano lavori di prestigio e dai guadagni facili. Avranno pure una laurea o un diploma ma, se non hanno uno stipendio, potrebbero andare ad imparare un mestiere”.
(Armando Vignaroli, “Umbria FreePress”, 10 gennaio 2007)

1 Perché da Alfredo “si respira un’atmosfera d’altri tempi”?

2 Per quali motivi Alfredo non cambia i suoi attrezzi del mestiere?

3 Perché Alfredo si è sentito ripagato di ogni sacrificio quando ha aperto la bottega?

4 Qual è il timore di Alfredo riguardo alla sua attività?


8. Leggete il testo e completate le frasi con l’unica possibilità che corrisponde al testo. Indicate solo una possibilità per ogni frase.

PUGNI, SFURIATE E PSICOLOGÍA: SE N’È ANDATO ROCCO AGOSTINO
Aveva 75 anni ed era un pezzo di storia della boxe, ma a chi gli chiedeva che cosa si provasse ad essere un monumento dello sport rispondeva che i monumenti sono di marmo e dunque non hanno né un cuore né un’anima, niente insomma che assomigli a un uomo. “E poidiceva- le statue si fanno solo ai morti…”. Se ne è andato da poco Rocco Agostino, il grande manager genovese che aveva accompagnato la crescita e l’esplosione sportiva di tanti campioni italiani. Rocco era malato da tempo e da dieci anni non si occupava più di boxe, ma chi ha vissuto da vicino quella fetta di sport italiano che va dai ’60 agli ’80 sa che il suo nome resterà indissolubilmente legato ai fasti di quella disciplina che a quei tempi ebbe tanto fulgore quanto ora, invece, è depressa. Rocco aveva studiato poco (“Sono cresciuto all’università della strada”, amava ripetere) ma capiva con uno sguardo con chi aveva a che fare. Incontrò la boxe quasi per caso, un giorno in cui la madre lo spedì in una palestra per convincere il fratello Aldo, più grande di lui, a lasciar perdere i guantoni. Fu talmente convincente che Aldo non smise e lui, Rocco, si innamorò di uno sport che avrebbe visto sempre dall’altra parte delle corde, con un asciugamano in spalla, e in mano la pomata cauterizzante e il ferretto per ridurre i gonfiori. Aveva 25 anni quando diventò direttore sportivo dell’Accademia pugilistica Bensi di Genova, 30 quando riuscì ad ottenere la licenza di manager, senza peraltro trascurare il suo lavoro di guidatore di filobus nella sua città. Manager davvero lo diventò sul finire del 1969, quando un giorno, di ritorno da una trasferta pugilistica a Vienna, non riuscì ad arrivare in tempo per il suo turno di lavoro: decise allora che la boxe sarebbe diventata la sua unica passione. A Bogliasco, nella sua mitica Villa Flora, creò un centro pugilistico che ospitava non solo campioni, ma anche ragazzi di belle speranze. La sua contiguità con i pugili, il suo voler essere maestro e non solo manager, avevano sviluppato in Rocco qualità di eccellente psicologo: pur parlando poco, a volte in un italiano perlomeno bizzarro, sapeva entrare come pochi dentro la testa di un pugile. Così, oltre che gestore di carriere, fu anche un secondo padre per molti di loro, contenti di farsi urlare dietro insulti irripetibili per un movimiento sbagliato al sacco o per un allenamento disputato con scarsa lena. Ma essendo un papà buono, sapeva anche perdonare: come quando chiuse un occhio di fronte alla fuga di un campione per un’avventura galante, quasi alla vigilia di un importante match. Altri avrebbero fatto fuoco e fiamme, lui invece fece finta di credere che la faccia pesta di sonno fosse il risultato di un po’ di tensione preagonistica.                                               (Claudio Colombo, “Corriere della Sera”, 27 dicembre 2006)

1 Rocco Agostino
A) mal digeriva quanti volessero esaltarne l’operato
B) criticava chiunque lo considerasse un uomo senz’anima
C) paragonava la freddezza di un pugile a quella di una statua
D) sosteneva che il vero pugile non dovesse avere né cuore né anima

2 La sua malattia
A) è legata al declino della boxe
B) ha avuto un lungo decorso
C) è connessa al decadere del suo ruolo
D) ha appannato un ventennio di vittorie

3 Rocco si avvicinò alla boxe
A) grazie all’opera di persuasione del fratello Aldo
B) dopo una visita del tutto fortuita in una palestra
C) perché spinto dalla madre ad imitare il fratello
D) per soddisfare l’ambizione di calcare un ring

4 Inizialmente Rocco
A) dovette barcamenarsi fra due professioni totalmente diverse
B) dovette sostenere un esame molto difficile per diventare manager
C) temè che i troppi impegni gli avrebbero impedito di diventare manager
D) aprì una scuola di boxe per iniziare a questo sport i ragazzi più disagiati

5 La personalità di Rocco Agostino
A) aveva accenti di eccessivo paternalismo
B) era caratterizzata da frequenti scatti d’ira
C) era un misto di severità e comprensione
D) metteva a disagio i pugili più fragili ed emotivi


PRATICA 5
9. Leggete il testo e completate le frasi con l’unica possibilità che corrisponde al testo. Indicate solo una possibilità per ogni frase.

UNA PIAZZA RINNOVATA PER VINCI, IL PAESE NATALE DI LEONARDO
È perplesso, il parroco di Vinci: la piazza accanto alla sua chiesa, che hanno appena finito di ristrutturare, sembra uscita da un terremoto. Prima era di asfalto e ghiaia, e da lì partivano le processioni che si snodavano nel borgo medioevale, fra le case di tufo arroccate intorno al castello. Ora quella piazza è una sequenza di piani inclinati in tutte le direzioni; e dalle crepe affiorano volumi di pietra irregolari, di varie forme e dimensioni. È come se la terra si fosse mossa e una forza ancestrale, per troppo tempo imbrigliata nel sottosuolo, avesse portato in superficie sedimenti secolari. Sospira il parroco: “Mi spiace, ma faccio fatica a capire l’arte moderna. Spero che l’artista venga a spiegarcela, questa insolita architettura”. Evento che accadrà a breve, quando le autorità locali inaugureranno la piazza che d’ora in poi contrassegnerà l’ingresso del Museo di Leonardo, nel paese dove il genio è nato. L’artista in questione, Mimmo Paladino, è pronto a dialogare con gli abitanti del borgo e intanto afferma: “La piazza è un luogo pubblico, aperto a tutti, non deve essere uno spazio museale. Spero che presto vi nascano tutte quelle attività che normalmente si svolgono in una piazza, vendita di bibite, gelati, fiori… e perciò ho creato angoli dove alloggiare banchi e piccoli chioschi. Certo, la mia identità di pittore e scultore appare, come anche le mie origini del Sannio, zona sismica della Campania: l’idea che i movimenti della terra possano trasformare i luoghi mi è familiare. Ma pur nella sua stravaganza, ho voluto fare una piazza per Vinci, non un’opera di Mimmo Paladino”. Il risultato è di grande suggestione: quelle masse di grigia pietra toscana sono incise di tasselli color argento che disegnano volti, mani, croci, frecce – i segni di tanti lavori dell’artista –: mosaici arcaici, senza tempo, che di giorno si illuminano col sole, di notte con le luci sprigionate dal suolo. E la piazza ha un che di magico. Ma bisogna ammettere che è stata coraggiosa la giunta comunale: tradizionalisti, i vinciani in un primo tempo erano sconcertati; pragmatici, ora accettano di «aspettare e vedere». Tutto inizia nei primi anni Duemila, quando ampliare quel museo che raccoglie una delle più ampie collezioni di macchine e modelli leonardeschi si fa urgente, perché il numero dei visitatori è raddoppiato e il progresso degli studi impone di arricchire il materiale esposto. Gli spazi del castello dei conti Guidi non bastano più: la raccolta si espande nella Palazzina Uzielli. È qui che viene spostato l’ingresso del percorso museale. Ma l’edificio è piuttosto anonimo, niente a che vedere col castello, diventato il simbolo della città di Leonardo nel mondo a forza di dipinti e cartoline. Occorre creare una nuova icona della città, altrettanto forte. Nasce così l’idea chiamare un artista di prestigio, e fra cinque grandi nomi vince Paladino. La nuova piazza di Vinci è venuta alla luce così. A differenza delle piazze tradizionali, che si attraversano in tutte le direzioni e con lo sguardo rivolto verso l’alto, qui il percorso è spesso obbligato, un po’ labirintico, e d’istinto si guarda giù, verso terra. “È vero, si è portati a scrutare in basso, verso un universo rovesciato, in cui si riconoscono graffiti arcaici, istintivi, popolari” conclude Paladino. “E quei volumi che spuntano, quegli spazi che si aprono, tracciano la via verso la stella di metallo a dodici punte, sempre visibile, che segna l’entrata del museo”.          (Antonella Barina, “Il Venerdì di Repubblica”, n. 937)


1 Nella nuova piazza di Vinci
A) si osservano le conseguenze di una grave scossa sismica
B) è andato perduto l’aspetto tradizionale precedente
C) si sono verificati cedimenti strutturali dopo il restauro
D) l’attuale assetto richiama la storia geologica del sottosuolo

2 Mimmo Paladino
A) è un fautore del recupero di antiche attività commerciali
B) afferma che la piazza è un omaggio al genio di Leonardo
C) ha inteso modificare profondamente la funzione stessa di piazza
D) racconta che questo progetto è influenzato dalle sue radici geografiche

3 L’aspetto attuale della piazza
A) è sottolineato da giochi di luci ed ombre
B) riprende elementi dell’iconografia leonardesca
C) richiama i tratti tipici dell’opera di Paladino
D) scontenta solo i vinciani di mentalità più ristretta

4 L’intervento sulla piazza è dovuto
A) all’esigenza di esporre opere di Leonardo anche all’aperto
B) all’usura del selciato causata dal gran numero di turisti
C) alla necessità di adeguarla all’estetica della Palazzina Uzielli
D) alla volontà di caratterizzare Vinci con un elemento identificativo

5 Ora la superficie della piazza
A) richiede al turista una forte attenzione sul percorso da scegliere
B) va osservata dall’alto per essere apprezzata nel suo insieme
C) è attraversata da graffiti che indicano la direzione da seguire
D) indica attraverso i ‘pieni’ e i ‘vuoti’ l’itinerario per il visitatore


10. Leggete il testo. Rispondete alle domande numerate da 1 a 4.

LA NOSTRA GENERAZIONE
Un mio amico ama ripetere che la nostra generazione (quella dei cinquantenni) è l’ultima che ha obbedito ai genitori e la prima che obbedisce ai figli. A parte casi isolati, è difficile dargli torto; noi in fondo scatenammo il ’68 perché non volevamo più obbedire ai genitori, e applicammo, in modo radicale, quella che da sempre è l’unica strategia per crescere: ammazzare il padre (metaforicamente parlando). Purtroppo lo abbiamo fatto in modo così cruento che ci siamo spaventati e, per evitare di perdere il potere che avevamo conquistato, abbiamo deciso di colludere con i nostri figli, di diventare loro amici, di aiutarli e comprenderli, di smettere di educarli. E così si è verificato il paradosso: per non essere da loro ammazzati, abbiamo rinunciato al nostro potere ed eccoci qui, pronti ad obbedire ai loro bisogni e ai loro capricci. Ci sono gli elementi di colore, in questa nostra ritirata. Tutti conosciamo i casi di amici che costruiscono le loro agende sulle mille attività dei figli: al pomeriggio lezione di piano, poi di corsa in piscina, alla lezione di karate e poi al ballo. E la sera a cercare di aiutarli nei compiti a casa, sperando di non fare troppe brutte figure. (Ma non era meglio quando si dovevano imparare quali erano gli affluenti di destra del Po, piuttosto che esprimere  il proprio parere sulle cause della povertà del Terzo Mondo? Benedetto nozionismo di una volta!). In un incastro di impegni e appuntamenti degni di un manager dell’informatica, e non di una copia di pargoli, inseguiamo i figli in giornate che abbiamo riempito noi stessi. E poi dobbiamo consolarli degli insuccessi e capirne le crisi. Le famiglie che, quando io ero bambino, si costruivano sui bisogni dei “grandi”, oggi si modellano invece sui bisogni dei piccoli: sono loro che determinano ritmi e tempi, e i genitori finiscono per adattarsi, adeguarsi, farsi da parte. I bambini oggi non hanno problemi a stare con gli adulti, parlano con loro disinvoltamente, danno del tu a tutti, chiedono e ottengono che si faccia silenzio per ascoltarli, o per poter ascoltare quello che interessa loro. Quando ero bambino io, venivo esibito ai grandi in visita per pochi minuti, acconciato in modo più o meno formale a seconda dell’importanza dell’ospite e poi, dopo aver risposto in modo educato - e dando del Lei - ad annoiate e rituali domande (Che classe fai? Vai bene a scuola?) potevo finalmente fuggire in camera mia a giocare con mio fratello, lontano dalle chiacchiere dei grandi. Ma senza fare troppo rumore, se no arrivava qualcuno a richiamarci bruscamente all’ordine. No, per carità, era meglio quel mondo ordinato in cui ognuno giocava il suo ruolo: i grandi comandavano e i piccoli aspettavano il tempo in cui sarebbero cresciuti e sarebbe venuta la loro ora. Era un mondo in cui la gioventù era considerata una malattia da cui si sarebbe inevitabilmente guariti. Non come oggi in cui i “ragazzi” rimangono tali fino a trent’anni e non si decidono a crescere e, finalmente, a uccidere il padre.                         (Miki Rosco, “Ulisse”, dicembre 2005)


1. Che cosa si intende nell’articolo con l’espressione “ammazzare il padre”?

2. Per quale motivo i genitori di oggi hanno travisato il loro ruolo di educatori?

3. Perché l’autore rimpiange il nozionismo di una volta?

4. Che cosa intende dire l’autore quando afferma che la gioventù veniva considerata come una malattia?


PRATICA 6
11. Ricomponete gli annunci di lavoro: abbinate le frasi della prima tabella (1, 2, 3 ecc.) a quelle della seconda (A, B, C ecc.) riportando le lettere nelle caselle, come nell’esempio (L). Dovete riportare in tutto otto lettere.

1. La scuola di ballo Dansalsa di Milano cerca

2. Temporary SpA cerca impiegata addetta alla segreteria commerciale
L
3. Per prestigioso bar a Milano offriamo opportunità di lavoro

4. Ricerchiamo gruppi musicali, cantanti e ballerine/i

5. Cercasi persona madrelingua inglese o con ottima padronanza dell’inglese

6. Ristorante in località turistica cerca

7. Società di costruzioni cerca con urgenza

8. Ospedale Centrale cerca

9. Centro storico di Mantova: negozio di abbigliamento cerca




A
per traduzioni occasionali di testi e manuali tecnici.
B
parrucchiera per signora.
C
cuoco con esperienza.
D
infermiera per contratto a tempo determinato.
E
commessa per il periodo estivo.
F
ballerina per l’insegnamento della danza classica e moderna.
G
per villaggio turistico in Sicilia.
H
un professore di latino per corsi individuali di recupero scolastico.
I

per la figura di cameriere/a. Si richiede comprovata attitudine e capacità
nella mansione
L

per gestione ordini, inserimento dati, rapporti telefonici e via mail con i
clienti.
M
muratori disponibilità immediata per un importante progetto.
N
avvocati esperti in diritto internazionale.


12. Leggete i messaggi e completate le frasi con l’unica possibilità che corrisponde al testo. Indicate solo una possibilità per ogni frase.

1. Lo strumento ideale per una nuova mobilità. Una concreta alternativa verde all’automobile nella nostra città: prova anche tu le due ruote!

2. Ecco il polo della vita culturale della città di Genova con 950 volumi dei quali 300.000 a scaffale aperto; 12.500 metri quadri; 10 sale di lettura per 755 posti disponibili.

3. Il commercio continua la sua rivoluzione. Una grande catena di supermercati sta sperimentando gli acquisti on-line: ordinate su Internet e dopo due ore passate con la vostra auto a ritirare le buste senza sovrapprezzo.

4. È finita l'epoca delle interminabili file: pagare bollette o inviare telegrammi diventano operazioni rapide e veloci, che puoi fare semplicemente tramite il cellulare.

5. Il Museo Nazionale del Cinema di Torino e il Centro Regionale Universitario per il Cinema e l'Audiovisivo dedicano un omaggio al grande personaggio Rodolfo Valentino: il mito dell’indimenticabile attore rivive in una mostra con dodici film, 150 fotografie e musiche dal vivo.

6. Bio Sciroppo è un prodotto utile per aiutare il riposo dei più piccoli. Formulato con estratti di passiflora e camomilla provenienti da coltivazioni biologiche.

7. È arrivato finalmente l’aspirapolvere "ecologico": antiallergico, antibatterico e molto leggero.


1. Il n. 1 presenta:
a) una bicicletta.
b) un’automobile.
c) una benzina ecologica.

2. Il n. 2 annuncia che a Genova c’è:
a) una nuova biblioteca.
b) un nuovo teatro.
c) un nuovo centro commerciale.

3. Il n. 3 presenta:
a) un nuovo servizio di consegna a domicilio.
b) un nuovo supermercato.
c) un modo nuovo di fare la spesa.

4. Il n. 4 presenta un servizio:
a) delle Poste.
b) di un supermercato.
c) di una biblioteca.

5. Il n. 5 annuncia che a Torino:
a) è iniziato un nuovo corso universitario dedicato a Rodolfo Valentino.
b) è possibile visitare un museo dedicato a Rodolfo Valentino.
c) c’è un’iniziativa culturale in onore di Rodolfo Valentino.

6. Il n. 6 è la pubblicità di:
a) una medicina per la tosse.
b) un prodotto per l’igiene quotidiana.
c) un prodotto biologico per dormire bene.

7. Il n. 7 è la pubblicità di:
a) un elettrodomestico.
b) una medicina per le allergie.
c) un accessorio per il telefono cellulare.


PRATICA 7
13. Leggete il brano e confrontatelo con le frasi. Indicate le sette frasi presenti nel testo. Dovete indicare solo sette frasi.

Era un periodo strano della mia vita. Non riuscivo a vedere nessun collegamento tra la mia laurea in storia antica e un mio possibile ruolo nel mondo adulto. Vivevo nell’appartamento di quarantadue metri quadrati che mi aveva regalato mio padre a 18 anni, leggevo poesie dell’Ottocento e romanzi del Novecento, giravo per la città su una vecchia bicicletta olandese, mangiavo quasi solo cioccolata svizzera che mi regalava mia nonna; andavo a dormire tardi, mi svegliavo tardi. Conoscevo tanta gente perché avevo questo modo ultracomunicativo di fare ed ero, credo, divertente e anche buffo. Il mio unico vero amico era Marco Traversi. Lo era da due anni, da quando al liceo salivo nel suo corridoio durante gli intervalli per parlare e parlare con lui della vita e del mondo e della storia e di tutto. Marco mi sembrava più solido di me, per la sua capacità di vedere e giudicare le cose; ed era più attraente, con i suoi capelli lunghi e i suoi vestiti da musicista rock e il suo modo duro di trattare con gli adulti e con il mondo in genere. Viveva ancora a casa dei suoi, e questo era strano per uno come lui; ma non è mai stato facile trovare una casa in affitto a Milano. Marco aveva bisogno della mia esuberanza e della mia facilità di contatto con le persone per compensare la sua timidezza. Ma al tempo della mia laurea non avevamo un lavoro, non avevamo soldi, Marco non aveva neanche una casa. Ogni tanto smettevamo di frequentarci perché non volevamo mostrare l’uno all’altro che eravamo sempre più o meno allo stesso punto.
Questo era lo stato in cui ero quando ho conosciuto Misia Mistrani, e lei nell’arco di poche ore ha distrutto il mio equilibrio ed è sparita.
(tratto da A. De Carlo, Di noi tre, Torino, Einaudi, 2005)

1. Gli studi universitari sono utili per il lavoro del narratore (Livio).
2. Livio viveva in un’appartamento in affitto.
3. Livio odiava la cioccolata svizzera della nonna.
4. Livio aveva un carattere aperto, estroverso.
5. Livio e Marco Traversi al liceo erano nella stessa classe.
6. Livio e Marco discutevano a scuola nei momenti di pausa.
7. Marco era un tipo fragile.
8. Marco era più affascinante di Livio.
9. Marco affrontava con un carattere deciso il mondo degli adulti.
10. Marco viveva ancora nella casa dei genitori.
11. Marco viveva già in un appartamento in affitto a Milano.
12. Marco aveva un carattere opposto a quello di Livio.
13. Marco e Livio rimanevano sempre vicini anche nei momenti di sconforto.
14. Misia Mistrani ha incontrato Livio e poco dopo si è allontanata da lui.


14. Leggete il regolamento e completate le frasi sottolineando la parola giusta fra le quattro proposte. Dovete indicare solo una parola.

REGOLAMENTO DELLA SCUOLA PRIMARIA
ARTICOLO 1 - Modalità di accesso alla scuola
Entrata ore 8.15 - Uscita ore 12.45 / 16.15
L’entrata degli alunni avviene dall’ingresso di via Dante. Gli insegnanti aspettano i bambini cinque minuti prima dell’ora di entrata, nell’atrio della scuola. L'uscita degli alunni avviene dallo stesso portone d’ingresso alle ore 12.45 o alle ore 16.15.
Non è consentito (1.l’accesso, l’espresso, l’esterno, il successo) dei genitori all'interno della scuola durante l’attività scolastica e in particolare nella mensa.
Gli insegnanti, almeno cinque minuti prima del suono della (2. campanella, cuffia, giustificazione, siringa), provvedono a interrompere le lezioni per una regolare e tranquilla preparazione degli scolari.
ARTICOLO 2 - Assenze
Gli alunni assenti devono presentare la (3. consumazione, giustificazione, occupazione, scusa). Nel caso di assenze superiori ai cinque giorni dovute a malattia, è necesario allegare un certificato (4. acustico, compreso, medico, storico).
ARTICOLO 3 - Materiale scolastico/ Oggetti personali
Ogni alunno deve avere:
grembiule nero e (5.impieghi, indumenti, innocenti, investimenti) comodi per l’attività in palestra (tuta, maglietta, scarpe da ginnastica pulite).
per la mensa: tovaglietta all’americana con tovagliolo, piatti di plastica, posate
con il (6. coltello, coperchio, manico, vassoio) compreso.
materiale (7. caricato, coltivato, didattico, educato) indicato dai docenti.
È vietato l’uso del cellulare da parte degli alunni sia a scuola che durante le uscite didattiche.
ARTICOLO 4 – Norme di comportamento
Gli alunni:
vengono a scuola in orario,
frequentano regolarmente le lezioni;
rimangono in aula durante il cambio dei docenti;
hanno la massima cura di tutte le (8.barriere, ferite, infezioni, strutture) della scuola;
hanno un comportamento civile, rispettoso ed educato.



PRATICA 8
15. Leggete il brano e confrontatelo con le frasi. Riconoscete le frasi presenti nel testo. Indicate solo sette frasi.

Quando ero bambino, mi capitava di sentire mio nonno parlare di Lucia Mocenigo, Lucietta come tutti la chiamavano, la mia quadrisnonna veneziana. Era ricordata in famiglia per aver affittato a Lord Byron il piano nobile del palazzo sul Canal Grande durante gli anni che seguirono la caduta di Napoleone e il ritorno degli austriaci a Venezia. Avevo appreso qualcosa di più su di lei molti anni dopo, durante alcune ricerche d'archivio su suo padre, Andrea Memmo, figura di spicco dell'Illuminismo veneziano, del quale ho raccontato l'epica storia d'amore con la bella Giustiniana Wynne in un mio libro [...]. Ma è solo di recente, trovandomi per caso di fronte ad una grande statua di Napoleone nell'androne di palazzo Mocenigo, che il mio interesse per Lucietta ha preso corpo.
Il marito di Lucietta aveva commissionato la statua quando l'impero di Napoleone era ancora al suo apice. Avrebbe dovuto ornare la piazza centrale di Alvisopoli, una comunità agricola modello, ma era stata completata quando l'imperatore era ormai caduto. Alvise, nel frattempo, era morto, e Lucietta, non sapendo bene cosa fare di quell'opera d'arte così ingombrante, l'aveva sistemata in un angolo dell'androne.
Due secoli dopo, si trova ancora lì. La statua, di marmo pregiato, è alta quasi quattro metri. L'imperatore porta una toga romana. Il braccio sinistro, [...] è proteso come ad indicare un futuro luminoso. [...]. Quel Napoleone è tutto ciò che rimane delle proprietà di famiglia a Venezia. Mio nonno, che aveva ereditato la fortuna Mocenigo, liquidò a poco a poco il palazzo e i suoi tesori per finanziare uno stile di vita spensierato; ma non riuscì mai a sbarazzarsi della statua. Qualche tempo fa ho incontrato l'amministratore di palazzo Mocenigo, che da giovane aveva conosciuto bene mio nonno. Dopo alcuni convenevoli [...] mi ha fatto un accenno alla statua. Certo, tecnicamente è ancora di vostra proprietà, mi ha detto, ma alcuni inquilini insistono perché rimanga dov'è. [...] Non potevo certo portarmela a casa perché non avrei saputo dove metterla. Forse avrei potuto cercare di venderla. Ma a chi? Era notificata e non poteva lasciare il Paese. [...]
Decisi che per il momento era meglio non fare nulla, proprio come Lucietta due secoli prima.
(tratto da Andrea di Robilant, Lucia nel tempo di Napoleone. Ritratto di una grande veneziana, Edizioni Corbaccio, 2008)


1. Il narratore da piccolo ignorava la vera identità di Lucietta.
2. Lord Byron ha abitato in una casa di Lucia Mocenigo.
3. Il narratore ha cercato notizie su Andrea Memmo.
4. Andrea Memmo e Giustiniana Wynne hanno avuto una relazione amorosa.
5. Il narratore è andato alla ricerca della statua di Napoleone.
6. Il marito di Lucietta ha comprato la statua da un ammiratore di Napoleone.
7. La statua assomiglia poco alla figura di Napoleone.
8. Lucietta ha tenuto la statua nel palazzo.
9. La statua mostra Napoleone in un atteggiamento fiducioso.
10. Il nonno del narratore ha venduto quasi tutti i tesori di palazzo Mocenigo.
11. Il nonno del narratore si era affezionato alla statua di Napoleone.
12. La statua appartiene ancora al narratore.
13. Gli attuali inquilini di palazzo Mocenigo vogliono spostare la statua.
14. Il narratore ha deciso di togliere dal palazzo Mocenigo la statua.


16. Leggete la presentazione e completate le frasi sottolineando la parola giusta fra le quattro proposte. Dovete indicare solo una parola.

L’azienda agricola “Marengo” si trova a cavallo tra le provincie di Siena ed Arezzo, in uno dei più suggestivi scenari della Toscana e si presta particolarmente per vacanze tranquille e rilassanti. Sono presenti due piscine, una per (1.alcun, certo, ciascun, tale) casale ristrutturato, che possono essere utilizzate esclusivamente dagli ospiti. Presso il borgo di Palazzuolo Vecchio c’è anche un campo da tennis con fondo sintetico. Inoltre qui sono disponibili cavalli, pony ed alcuni giochi per (2.contagiare, intrattenere, mantenere, trattenere) i bambini più piccoli. A circa 6 km di distanza dal centro aziendale, sempre nei terreni della fattoria, vi è un grande lago in cui è possibile (3.applicare, operare, praticare, proibire) la pesca alla carpa. È inoltre possibile partecipare ai corsi di degustazione vino, vino/olio, di cucina tradizionale toscana e di pittura organizzati dall’azienda. Tutti i casali ristrutturati sono dotati di piscina indipendente. È possibile pranzare o cenare alla carta con una cucina tipicamente toscana. Gli ospiti al loro arrivo trovano a loro disposizione nell'appartamento un (4.apparecchio, assaggio, contagio, sorso) dei prodotti tipici della fattoria (vino ed olio extravergine biologico, (5.alterati, ammessi, genuini, importati) e di altissima qualità) ed una guida alle località più interessanti raggiungibili con gite giornaliere. Gli alloggi sono tutti dotati di riscaldamento indipendente e di sistema di allarme. L’arredamento è in stile toscano, tipo "arte povera", con mobili in legno. Per ciascun alloggio sono disponibili gli arredi da giardino e piscina ed (6.alcuno, a cui, al quale, ogni) appartamento è dotato di spazio esterno privato in cui organizzare romantiche cene alla luce dei (7.fanali, lampioni, lamponi, mosconi) o trascorrere piacevoli ore in completa tranquillità. I prezzi settimanali di vacanza agrituristica in ciascun alloggio includono: affitto dell'alloggio per il periodo scelto, (8.aria, biancheria, tintoria, vineria) varia, riscaldamento, TV satellitare, uso della piscina, del campo da tennis, dei cavalli, raccolta di verdura dall'orto.
(tratto da www.agriturismo.com)


PRATICA 9
17. Leggete il testo e confrontatelo con le frasi. Indicate le otto frasi presenti nel testo. Dovete indicare solo otto frasi.

Renzo Piano è nel suo atelier di Parigi. Le stanze sono chiare e hanno ampie vetrate. Ci sono molti modellini di legno. «Ogni tanto qualche parigino bussa e chiede se possiamo aggiustargli la sedia o l'ombrello. Ci scambiano per un laboratorio artigianale; e non hanno tutti i torti». Ogni modellino è un'opera, dietro ogni opera ci sono migliaia di disegni, tutti approvati di persona da lui. I modelli in legno degli auditorium di Piano sembrano navi. «È un’eredità di Genova. Quand'ero bambino, mio padre mi portava ogni domenica mattina a messa. Poi al porto. Papà era un genovese doc, e quindi non parlava quasi mai; ma allo spettacolo del porto di Genova non servivano parole. Non c'erano i container. Gli oggetti volavano. Anche gli edifici si muovevano di continuo: tutto volava o galleggiava; ti veniva voglia di costruire per sfidare la legge di gravità. Solo più tardi ho scoperto la vela, mi sono costruito la mia barca, ho cominciato a vedere il porto da fuori». Il giovane Piano non era uno studente brillante. «Non sapevo studiare, ero disattento. Al liceo ero sempre rimandato. Un paio di volte mi hanno bocciato». «Sono genovese, in tutti questi anni in giro per il mondo non ho mai perso l'accento. Genova è una città introversa, segreta, poco espansiva. Genova e i genovesi si assomigliano. Montale diceva che ne esistono di due tipi: chi resta attaccato a Genova e chi se ne va. Io me ne sono andato. La mia città di formazione è Milano. Milano è stata la scoperta della vita. Gli anni più formativi. Di giorno cominciavo a lavorare, con Franco Albini, un maestro che insegnava senza dire un parola, come mio padre. La sera andavo nell'università occupata. È stato allora che ho cominciato ad allenarmi a fare l'architetto, a capire la gente. Come i miei coetanei, volevo cambiare il mondo. Da figlio di costruttori, la maniera per farlo non poteva che essere questa. Si mescolavano la ribellione e la necessità di esplorare.


1. Lo studio parigino di Renzo Piano ha stanze strette e luminose.
2. A volte qualcuno chiede se nello studio è possibile fare riparazioni.
3. È davvero possibile confondere l’atelier parigino di Renzo Piano con un laboratorio artigianale.
4. Dietro i modellini c’è sempre un disegno fatto da Renzo Piano.
5. Da piccolo Renzo Piano andava tutte le domeniche in chiesa con il padre.
6. Il padre di Renzo Piano amava parlare del porto di Genova.
7. Il paesaggio del porto di Genova dava l’impressione di essere in constante movimento.
8. Il porto di Genova era un luogo che invitava al viaggio.
9. Renzo Piano ha capito i segreti del porto di Genova solo da adulto.
10. Renzo Piano ha progettato anche la sua barca.
11. Renzo Piano era un alunno distratto.
12. Renzo Piano saltava spesso le lezioni quando andava al liceo.
13. La città di Genova e i suoi abitanti sono simili.
14. A Milano Renzo Piano per un po’ si è allontanato dai suoi studi di architettura.
15. Gli anni di Milano sono stati molto duri per Renzo Piano.
16. La contestazione e il bisogno di scoprire cose nuove sono i sentimenti che hanno segnato gli anni milanesi di Piano.


18. Leggete il brano. Completate le frasi scegliendo fra le quattro possibilità l’unica che corrisponde al testo. Indicate solo una delle quattro proposte indicate (a, b, c, d). (tratto, con alcune modifiche, da Marco Lodoli, I fannulloni, Einaudi, 1990)

Sono arrivato a piedi fino alla stazione Termini, è un’abitudine che mi riprende quando non penso proprio a niente e le gambe vanno per conto loro. Dopo tutto è il luogo che ho frequentato di più, riconosco certi facchini, la cassiera del bar, il giornalaio, l’ansia di chi arriva correndo, o di chi sbarca e si guarda attorno sperduto. C’è un bel clima, ecco: nessuno è sicuro di niente, ma tutti sperano in qualcosa. È un posto pieno di aspettative e di dubbi, la stazione Termini. E in me si fa più forte il sospetto che i miei giorni possano contenere ancora qualche sorpresa. Forse per questo mi sono fermato davanti a un ragazzo africano che aveva aperta su un foglio di cartone una piccola collezione di occhiali colorati. Gli altri ambulanti vendevano le solite cose, cassette musicali, sigarette, foulard sintetici con la fontana di Trevi, ventagli. Ma lui offriva lenti rosa, verdi, arancioni, incastrate in montature allegre. Mi sono chinato (ahi, che dolore alla schiena…) e ho preso un paio di occhialetti quadrati, con due alette agli angoli alti, le lenti gialle. Li ho infilati e tutta la stazione mi è parsa inondata da un bel sole estivo, la gente pronta a partire per le vacanze, nonostante i cappotti e le sciarpe. – Quanto costano? – gli ho domandato senza togliermeli dal naso. Lui si è messo a ridere: forse ero buffo con la mia faccia da bravo pensionato, la cravattina a righe, il cappello per non prendere freddo e quegli occhiali scemi e spensierati, ma è così che per un po’ volevo essere: buffo, contro ogni dignità. Mi ha messo un braccio robusto sulle spalle, mi ha dato un bacetto sulla fronte: – Ti stanno proprio bene, te li regalo, amico.
– Posso offrirti un caffè? – ho provato.
– Un cappuccino è meglio. Con la cioccolata sopra. – Ha chiuso la sua mercanzia in una scatola ed è venuto via con me. Ed è così che è iniziata la mia amicizia con Gabèn. Adesso la mattina vado a passeggio con Gabèn. Subito il mondo diventa un’avventura. Non saprei dire quanti anni ha Gabèn, gliel’ho domandato, ma nemmeno lui lo sa di preciso: più o meno trenta, credo, ma potrebbero essere molti di meno, quando ride, e molti di più, quando gli prende la malinconia.

1. Il signore arriva alla stazione
a) senza un particolare motivo.
b) perché era il luogo più vicino.
c) per ritrovare i suoi ricordi.
d) per sentirsi meno solo.

2. Per il signore la stazione è un luogo pieno di
a) sorprese.
b) incertezze.
c) paure.
d) felicità.

3. Il ragazzo africano
a) vende merce insolita.
b) ha prezzi molto bassi.
c) vende meno oggetti degli altri.
d) mostra meglio la sua merce.

4. Quando il signore mette gli occhialetti quadrati
a) sente che gli stanno un po’ stretti.
b) pensa all’estate anche se è inverno.
c) si dimentica del freddo che fa.
d) rimane deluso dalla visione.

5. Per Gabèn, il signore è un tipo a prima vista
a) divertente.
b) pauroso.
c) stanco.
d) preoccupato.

6. Gabèn
a) chiede un caffè al signore.
b) invita a prendere un caffè il signore.
c) accetta un cappuccino.
d) rifiuta il primo invito del signore.

7. Gabèn
a) non sa esattamente quand’è nato.
b) non risponde quando gli chiedono l’età.
c) non si chiede più quanti anni ha.
d) non sorride quando dice quanti anni ha.


PRATICA 10
19. Leggete il brano e confrontatelo con le frasi. Indicate le informazioni presenti nel testo. Dovete indicare solo otto frasi.

Il film racconta le avventure di un gruppo di musicisti in viaggio per partecipare al Festival del teatro-canzone di Scanzano Jonico. Attraverseranno a piedi la Basilicata dal Tirreno allo Ionio e questa sarà l’opportunità per trovare sé stessi. “Questo film è come una canzone – dice Papaleo – Ho scritto la storia come se fosse un insieme di note musicali e, a quel punto, ho radunato i miei attori che erano come i musicisti perfetti. Il mio intento era quello di fare un film sul Sud da cui provengo, così come lo guardavo da giovane con la sua capacità di fare ed inseguire i sogni, la voglia e la possibilità di cercare un cambiamento, la leggerezza poetica di cui è capace”. Si tratta del debutto alla regia di un lungometraggio per Papaleo: “Da anni ho questo desiderio di dirigere: da quando mi fu commissionata la realizzazione di un cortometraggio, esperienza che mi ha fatto attraversare tutte le fasi della realizzazione filmica e mi ha fatto scoprire una sincera passione per tutto il lavoro esterno alla performance attoriale, dalla progettazione alla post-produzione”. Giovanna Mezzogiorno commenta così la sua esperienza sul set di Papaleo: “Siamo amici da dodici anni ormai, da quando lo conobbi sul set di Del perduto amore di Michele Placido. Quelle furono riprese davvero faticose”. [...] Alessandro Gassman: “Io sono stato l’ultimo ad entrare nel cast. Con Rocco avevamo girato un film che si chiama La bomba. La cosa che mi piaceva di Basilicata Coast to Coast era che si trattava di un film libero, una pellicola girata in totale libertà che racconta di un meridione dimenticato. Una regione bellissima, una scoperta culinaria. Ho avuto piena fiducia in Rocco e nella sua necessità di fare un film che fosse diverso dagli altri”. Per l’occasione il regista è riuscito ad ingaggiare anche il musicista Max Gazzè affidandogli un ruolo nel film: “[...] Gli ho detto subito sì, senza leggere il copione. Anche perché non mi capita mai di dover leggere una sceneggiatura”. A propósito della collaborazione col musicista – che per il film ha anche scritto la canzone
“Mentre dormi” – Papaleo dichiara: “Gazzè non smette mai di parlare e non è proprio un ‘pozzo di sintesi’, quando stai con lui devi girare con un blocco e prendere appunti”. L’ho incontrato qualche mese prima delle riprese in un backstage di un suo concerto. Gli lanciai una provocazione, dissi: ‘Swing’. A quel punto attaccò così tanto a parlare che hanno dovuto portarlo via per fargli cominciare il concerto”.
(Da www.film.it, Basilicata coast to coast: il Sud di Rocco Papaleo, di Pierpaolo Festa, 6 aprile 2010)

1. Il viaggio dei protagonisti del film è anche un percorso interiore.
2. Tutte le persone del cast erano in grado di suonare uno strumento.
3. Papaleo ha origini meridionali.
4. Papaleo è un regista con molta esperienza.
5. Basilicata coast to coast è un film che si ispira alla letteratura.
6. La prima esperienza alla regia di Papaleo è stata in un film breve.
7. Dopo aver sperimentato la regia, Papaleo sostiene di preferire comunque il lavoro di attore.
8. Per Giovanna Mezzogiorno girare un film con Placido è stato duro.
9. Gassmann è arrivato spesso tardi alle riprese del film.
10. Gassman ha conosciuto Papaleo durante la realizzazione di questo film.
11. Gassman ha apprezzato il tema e le modalità di realizzazione del film.
12. Per Gassman la gastronomia della Basilicata è stata una piacevole sorpresa.
13. Max Gazzè ha partecipato a Basilicata coast to coast anche come attore.
14. Max Gazzè, prima di accettare, ha studiato attentamente il copione.
15. Max Gazzè è un chiacchierone.
16. Papaleo ha fatto arrabbiare Gazzè prima di un’esibizione del musicista.


20. Leggete il brano e confrontatelo con le frasi. Completate le frasi scegliendo fra le quattro possibilità l’unica che corrisponde al testo. Indicate solo una combinazione per ogni frase.

“Scendi fino a che non vedi più auto parcheggiate”. Sembra un’indicazione improbabile e vaga quella fornita dal gestore della locanda “Ca’ dei duxi”. Ma alla fine della ripida discesa che porta a Riomaggiore una sbarra impedisce l’accesso ai veicoli ed è possibile proseguire soltanto a piedi. La dimensione di
Riomaggiore comincia a trasparire quando ci si rende conto che l’auto non entrerà mai in paese, neppure per scaricare i bagagli. Il trolley spinge forte anticipando il passo lungo il vialetto che porta alla locanda. Ma solo lentamente si entra nella dimensione Riomaggiore e, quando l’albergatore si mostra fiero di consegnare le chiavi della stanza con meno scale, ancora non se ne apprezza tutto il valore. Solo poco dopo si capisce l’importanza di non dover salire un’altra rampa una volta raggiunto il portone della locanda in via Pecunia. I colori pastello delle case fanno da cornice all’unica via che arriva dritta al mare, insieme ai panni stesi. Panni stesi e canarini alle finestre. Ai colori delle case si aggiungono quelli delle piccole imbarcazioni di pescatori tirate a secco. Barbe bianche su visi scuriti dal sole e segnati dalle rughe del tempo, sembrano immobili sullo sfondo a raccontare vecchie storie di pesca, a ricordare antichi trofei marini e indimenticabili mareggiate. La roccia scura scavata testimonia l’eterno movimento: un’onda bianca che va e che sempre torna a spumeggiare addosso. Acqua di mare che ha mosso le mani dei pittori e degli artisti scultori e che ha dato voce ai poeti: parole sparse, a segnare i lunghi cammini. L’umanità di Riomaggiore trasuda dalla dura montagna, scavata palmo a palmo, giorno dopo giorno, un sasso alla volta, fino a farla vestire di verde: il colore delle vigne, degli agrumi e degli ulivi delle Cinque Terre. Un’umanità che ha scavato gallerie e scolpito sentieri impossibili per incontrarsi, per scambiarsi, per accogliersi, per contaminarsi.

1. L’albergatore suggerisce di
a) prendere la via più scomoda per arrivare al paese.
b) lasciare la macchina in una zona vietata.
c) superare davvero tutte le macchine in sosta.
d) arrivare al paese prendendo una scala.

2. Entrare in macchina a Riomaggiore è
a) difficile.
b) impossibile.
c) sconsigliato.
d) divertente.

3. La stanza offerta dall’albergatore
a) non rivela subito quanto sia preziosa.
b) non corrisponde alle attese del visitatore.
c) non è la migliore che poteva capitare.
d) non corrisponde alla descrizione del proprietario.

4. Passando per la strada che porta al mare il visitatore può notare anche
a) i disegni sulle facciate delle case.
b) dei fiori sotto le finestre delle case.
c) i vestiti messi ad asciugare al sole.
d) le reti dei pescatori appese alle finestre.

5. I pescatori di Riomaggiore
a) sembrano avere volti nobili e senza tempo.
b) sono dei vecchietti silenziosi e diffidenti.
c) narrano con la loro presenza antiche vittorie marine.
d) hanno l’aspetto di chi è sempre in battaglia.

6. Molti artisti
a) sono nati a Riomaggiore.
b) hanno ritratto Riomaggiore.
c) abitano anche adesso a Riomaggiore.
d) hanno lasciato delle opere a Riomaggiore.

7. La montagna di Riomaggiore è ora caratterizzata
a) dalle miniere.
b) dalle rocce nude.
c) da terreni coltivati.
d) dagli edifici.


PRATICA 11
21. Leggete il brano. Completate le frasi scegliendo fra le quattro possibilità l’unica che corrisponde al testo. Indicate solo una combinazione per ogni frase.

Come prevedeva l’accordo in base al quale era stata assunta, Maria passava con i ragazzi tutto il tempo in cui non si trovavano a scuola, seguendoli nei giochi e nei compiti a prescindere dal fatto che i genitori fossero in casa o meno. Le assegnarono la stanza gialla, un piccolo ambiente collocato tra quelli più ampi riservati ai ragazzi, e il fatto che comunicasse con entrambe le loro camere le fece intuire che probabilmente era stata pensata come una sorta di ampia cabina armadio dove in futuro, quando non ci sarebbe più stata la necessità di una bambinaia, i due fratelli avrebbero potuto condividere i vestiti. La prima cosa con cui Maria dovette fare i conti fu che quei ragazzini non uscivano mai di casa per giocare con altri bambini. Era vero che l’appartamento dei Gentili non aveva un cortile, ma la strada in cui vivevano era molto vicina al grande parco del Valentino e ai viali alberati lungo il Po, un luogo avventuroso dove la quantità di tentazioni potenzialmente mortali era tale da far impazzire di gioia qualunque bambino. Marta Gentili però su questo fu tassativa: i ragazzi uscivano solo con lei e con il padre. Andare a giocare fuori senza i genitori non era nemmeno da prendere in considerazione, e Maria si rese conto molto presto che parte del suo compito consisteva proprio nel garantire che questo non si verificasse mai. In realtà non era un ordine difficile da rispettare, perché Piergiorgio non manifestava il desiderio di uscire, e Anna Gloria, benché più irrequieta, sembrava per il momento appagata dai molti e bei giochi di cui entrambi disponevano. Maria invece, nelle poche ore libere che le rimanevano, usciva sola per le strade ogni volta che poteva, cauta ma curiosa della grande città. La signora Gentili le aveva raccontato la strana storia delle vie squadrate di Torino, che pareva fossero state disegnate in anticipo rispetto ai luoghi in cui avrebbero dovuto condurre; l’idea che i torinesi avessero prima di tutto deciso il viaggio, e solo in un secondo momento si fossero dati da fare per costruire come meta le case, le piazze e i palazzi, le sembrava talmente illogica che nelle prime lettere alle sorelle Maria continuava a raccontarla come se fosse una divertente novità. Quell’ordine millimetrico la urtava nel buon senso, convinta che per le strade il modo giusto di nascere potesse essere solo quello di Soreni, le cui vie erano emerse dalle case stesse come scarti sartoriali, ritagli, scampoli sbilenchi, ricavate una per una dagli spazi casualmente sopravvissuti al sorgere irregolare delle abitazioni, che si tenevano in piedi l’una all’altra come vecchi ubriachi dopo la festa del patrono. Marta Gentili le aveva spiegato che il ripetitivo schema viario di Torino nasceva da esigenze di sicurezza, perché una città regia non doveva offrire ai ribelli e ai nemici alcun anfratto per nascondersi, ma questo non fece che rafforzare in Maria l’idea che tutte le cose in apparenza troppo lineari non fossero che un’ammissione di debolezza: nessuno si sarebbe preso la briga di disegnare strade così dritte, se non avesse avuto molta paura. Comunque le piaceva camminare senza meta lungo i portici eleganti, guardando le vetrine con i dolciumi ricoperti di cioccolato, o i vestiti industriali messi addosso ai manichini con calcolata solennità. Si fermava davanti ai negozi di abbigliamento e li studiava con l’occhio critico della sarta, cercando l’orlo malfatto o il risvolto poco accurato, e sorridendo con soddisfazione quando oltre il vetro indovinava il difetto, come fosse una rivincita personale.
(tratto da Michela Murgia, Accabadora, Torino, Einaudi, 2010, pp. 123-125)

1. Per contratto Maria deve
a) andare a prendere i ragazzi a scuola quando i genitori sono fuori.
b) aiutare i ragazzi nei compiti solo se i genitori sono assenti.
c) stare sempre con i ragazzi anche dopo l’orario scolastico.
d) accompagnare a scuola i ragazzi se i genitori non possono.

2. Maria pensa che la sua stanza sia stata collocata in mezzo a quella dei ragazzi
a) perché così lei li può controllare in ogni momento.
b) perché i ragazzi poi potranno utilizzarla come guardaroba.
c) perché può essere utilizzata anche come stanza dei giochi.
d) perché in futuro potrebbe servire per un altro fratello.

3. I figli dei Gentili sono sempre in casa perché
a) i giardini del quartiere sono considerati pericolosi.
b) nella strada principale si era verificato un incidente.
c) hanno fatto sempre i capricci per restare a lungo nel parco.
d) i genitori non gli permettono di uscire senza di loro.

4. Anna Gloria
a) rispetto al fratello era più annoiata.
b) era comunque contenta dei suoi giochi.
c) litigava per i giochi con suo fratello.
d) aveva meno giochi del fratello.

5. Le strade di Torino sembrano essere state tracciate
a) da un ingegnere veggente.
b) disordinatamente.
c) in modo fantasioso.
d) da un architetto spiritoso.

6. Riflettendo sulle strade di Torino, Maria pensava
a) a quanto fossero rozze quelle di Soreni.
b) che le case di Soreni avessero un progetto più logico.
c) a come potessero essere migliorate le case di Soreni.
d) a quanto fossero più tristi le case di Soreni.

7. Per Maria la rete viaria di Torino è un indizio di
a) insicurezza.
b) potere.
c) precisione.
d) ricchezza.

8. Davanti alle vetrine dei negozi di abbigliamento Maria
a) si diverte a notare le imperfezioni sartoriali.
b) cerca ispirazione per migliorare i suoi vestiti.
c) è infastidita dal lusso della presentazione.
d) ripensa con rimpianto al suo vero mestiere.


22. Completate le frasi sottolineando fra le quattro proposte l’unica parola appropriata. Indicate solo una parola.

Qui ci vuole la “zampacure”
Scordatevelo subito: non chiedete al gatto di rinunciare a tirare fuori gli artigli e
graffiare. È una questione d’istinto. Che, però, si può tenere a bada. Così in poco
tempo, con i suoi artigli affilati, l’amato gatto di casa ha distrutto divani, poltrone, tappeti e segnato indelebilmente alcuni mobili di casa. «Evidentemente non l’abbiamo educato bene» si dicono (1.sconsolati, soddisfatti, illusi, rappacificati) i proprietari. Forse sì. Ma è anche vero che la tendenza a graffiare è innata in ogni micio. Le sue unghie, infatti, assolvono a tanti compiti: servono per difendersi, cacciare, arrampicarsi, grattarsi e marcare il territorio. Non a caso, quando il gatto (2.sfodera, tira, attira, ripone) gli artigli e graffia, le sue ghiandole interdigitali rilasciano una sostanza odorosa, comunicando che “quella cosa” è di sua proprietà. Che fare? Come difendere se stessi e i mobili dalle miciose unghie? «Bisogna convogliare il suo istinto verso qualcos’altro» spiega Andrea Calderone, veterinario. Qui i consigli.
Puntare su grattatoi e tronco d’ulivo
Innanzitutto, bisogna (3.scegliere, dirottare, distrarre, discriminare) le attenzioni del gatto su uno o più grattatoi. In commercio se ne trovano diversi tipi, per forma, dimensioni e materiali. «L’importante» suggerisce Calderone «è che la (4.parete, superficie, facciata, sostanza) sia messa in posizione verticale, così da (5.rinnegare, vedere, assecondare, proporre) il naturale istinto del micio». «Anche l’apposito cartoné (6.modificato, illustrato, bilanciato, trattato) con aromi attraenti (meglio se con l’aggiunta di uno spray ai feromoni) e un piccolo tronco (meglio se d’ulivo) sulla cui (7.corteccia, coccia, scorza, crosta) il gatto possa affilarsi le unghie, sono dei validi rimedi» prosegue l’esperto. Da sistemare in (8.promiscuità, prossimità, continuità, capacità) degli “oggetti” da difendere: divano, tappeti ecc. Le prime volte che il gatto si farà le unghie su uno di questi grattatoi, sarà bene accarezzarlo e (9.retribuirlo, premiarlo, punirlo, consolarlo) con un goloso bocconcino.
Stabilire subito i divieti d’accesso
La voglia di graffiare non si può cancellare (10.del, nel, per, con) tutto: è un fatto istintivo. Ma si può far capire al gatto quali sono i posti proibiti ai suoi artigli. «L’ideale è riuscire a educarlo da cucciolo, anche se non è mai troppo tardi per insegnargli le buone maniere» spiega l’esperto. «Appena inizia a farsi le unghie sui mobili, bisogna sgridarlo con (11.mano, parola, voce, grida) ferma e allontanarlo, magari con un rumore che lo spaventi». Se, invece, l’aggressività è rivolta verso le persone, durante un gioco diventato un “corpo a corpo”, occorre adottare un (12.atteggiamento, punto, posto, gesto) fermo. Ovvero, smettere di giocare e pronunciare ad alta voce dei secchi “no”.
Tagliare con attenzione le punte
Le unghie del gatto sono appendici cornee formate da lamelle che crescono (13.per, da, di, a) continuo. Ecco perché vanno controllate ogni due settimane, premendo piano i cuscinetti digitali, così da capire quanto siano (14.smussate, affusolate, appiattite, appuntite). Attenzione poi se il micio, nel tentativo di (15.evitare, schivare, rincorrere, eludere) che crescano troppo, cerca di strapparsi con i denti gli astucci cornei che ricoprono le unghie. «Per tenere la situazione sotto controllo, ci vuole l’apposito tagliaunghie» consiglia Calderone. «Zampina in mano, bisogna guardare l’unghia in controluce: si noterà una struttura rosea che contiene un nervo e un vaso sanguigno. Il taglio deve riguardare solo la punta e mai toccare questa parte per evitare sia il dolore sia il pericolo di una lieve emorragia» raccomanda il veterinario. Infine, è bene ricordare che, se trascurate, le unghie possono crescere fino a incarnirsi ed entrare nei polpastrelli, con il rischio di (16.eccitare, sollecitare, promuovere, provocare) brutte infezioni.
(Giorgia Mari, Qui ci vuole la “zampacure”, articolo pubblicato sul settimanale Donna moderna del 3 novembre 2010, p. 191)


PRATICA 12
23. Leggete il testo e confrontatelo con le frasi. Completate le frasi scegliendo fra le tre possibilità l’unica che corrisponde al testo. Indicate solo una combinazione per ogni frase.

Declino del “maschio”. Crisi della virilità. Fine dell’impero patriarcale… Libri e giornali discutono appassionatamente il fenomeno cercando di analizzare quello che ormai viene considerato il male del secolo. Newsweek spiega che, per sopravvivere in un mondo sempre più ostile, gli uomini devono imparare a fare i lavori delle donne e a cambiare i pannolini. Il settimanale racconta la crisi legandola anche al tramonto economico dell’industria e della fabbrica: il maschio “pesante” era modellato su quei luoghi, di formazione e di mestiere, che oggi non esistono più. Da qui la necessità di “ri-immaginare la mascolinità”, liberando l’uomo dagli stereotipi del passato. Dal macho al single o al padre casalingo che si occupa con dolcezza dei figli e passa sempre più tempo con loro.
D’altra parte The Atlantic, celebre rivista Usa, aveva lanciato l’allarme titolando sulla “fine dell’uomo”. Prigioniero di modelli contraddittori, l’uomo contemporaneo si sentirebbe sempre più inadeguato e incompiuto. Nostalgico del passato, quando tutto era semplice e chiaro, non saprebbe più cosa fare. Restare virile e brutale o cercare di diventare dolce e comprensivo? Continuare a proiettarsi sul “fare” e sull’”agire” o sforzarsi di esplorare la “parte femminile” del proprio essere? In questi ultimi anni, la soluzione più banale che è stata proposta a questa crisi identitaria dell’uomo è stata quella della nostalgia: voltarsi indietro per capire quello che si è progressivamente perso e incitare il “maschio” a ritrovare il senso della propria superiorità… Troppo sicure di sé, troppo aggressive, troppo arroganti, le donne avrebbero finito col distruggere la virilità maschile e renderlo vulnerabile e insicuro, per poi lamentarsi di non trovare più un “vero uomo” capace di soddisfarne sogni e fantasmi… […] Ma la via della nostalgia […] convince solo in parte. Perché quando ci si sente confusi e smarriti, scrive Duccio Demetrio nel suo ultimo saggio, L’interiorità maschile, il solo modo per uscirne è avere accesso alla vita interiore. Che gli uomini, nella grande maggioranza, siano poco disponibili alla riflessività e più protesi verso l’esterno, pare incontestabile. Ma il filosofo invita l’uomo a non fidarsi solo delle apparenze e a perseguire una forma di virilità più profonda e più generosa. L’unica soluzione perché un “maschio” diventi un “uomo” è accedere all’interiorità. L’eroe non segue l’invulnerabilità: è nella ferita, nella
fenditura e negli interstizi che si trova una via d’accesso alla verità. È per questo che si devono rivalutare alcune virtù tipicamente femminili, come la pazienza e la dolcezza, e farne il perno di una nuova identità maschile. Un modo come un altro per “ringraziare Eva”, introducendo “nello stato maschile i germi dell’uomo: parole, sentire, modi d’essere e d’amare non vissuti”.

1. Secondo molti giornali, la crisi dell’identità maschile è un fenomeno
a) circoscritto.
b) patologico.
c) attuale.

2. Newsweek sostiene che nelle fabbriche di antica concezione gli uomini
a) trovavano maggiore sicurezza economica.
b) avevano sviluppato un modello di virilità.
c) si sentivano più realizzati di oggi.

3. Secondo Newsweek occorre
a) superare i luoghi comuni tradizionali sul maschio.
b) recuperare alcuni tratti del maschio di una volta.
c) ribadire il valore della mascolinità.

4. La rivista The Atlantic descrive un tipo di uomo incapace di
a) trovare nella società esempi validi di comportamento.
b) mostrare in pubblico le proprie debolezze.
c) liberarsi dall’ambiguità degli stereotipi culturali che lo riguardano.

5. La giornalista sostiene che i recenti inviti di alcuni studiosi a rifarsi ai modelli
del passato sono
a) semplicistici.
b) controproducenti.
c) incomprensibili.

6. Secondo i “nostalgici”, la crisi d’identità degli uomini è causata
a) dal giudizio delle donne.
b) dall’insoddisfazione delle donne.
c) dall’atteggiamento delle donne.

7. Per la giornalista è un dato assodato che gli uomini siano
a) troppo attenti al giudizio degli altri.
b) poco inclini all’introspezione.
c) poco portati ai rapporti con gli altri.
8. Per il filosofo Duccio Demetrio la soluzione della crisi degli uomini sarebbe
a) in un rapporto più profondo con sé stessi.
b) nell’adozione di comportamenti più sinceri.
c) nella ricerca di una virilità più marcata.

9. Demetrio sostiene che attraverso la scoperta delle proprie debolezze gli uomini
potrebbero
a) capire meglio la realtà.
b) imparare a conoscersi meglio.
c) distaccarsi dal modello dell’“eroe”.

10. Demetrio chiede agli uomini di
a) ringraziare le donne per la loro pazienza.
b) cercare il proprio equilibrio nel rapporto con le donne.
c) appropriarsi di alcuni aspetti caratteriali delle donne.


24. Leggete il testo e completate le frasi sottolineando fra le quattro proposte l’unica appropriata. Indicate una sola possibilità.

ESAMI DI IDONEITÀ
Soggetti obbligati a sostenere gli esami di idoneità
Sono obbligati a sostenere gli esami di idoneità:
· ogni anno, coloro che (1.pervengono, assolvono, accedono, indulgono) all’obbligo con istruzione parentale;
· coloro che frequentano una scuola non statale e non paritaria nei seguenti casi:
_ ove intendano iscriversi a scuole statali o paritarie;
_ al termine della scuola primaria atteso (2.quindi, quale, chi, che) per poter, poi, sostenere l’esame di Stato occorre essere in possesso del titolo di ammissione alla prima classe della scuola secondaria di primo grado (art. 11, comma 6, D.L. vo n. 59/2004).
Requisiti di ammissione
[…]
L’iscrizione agli esami di idoneità per le classi seconda e terza della scuola secondaria di primo grado è consentita (art. 11, comma 5, D.L.vo n. 59/2004):
_ a coloro che abbiano compiuto o compiano, entro il 30 aprile 2010, rispettivamente, l’undicesimo e il dodicesimo anno di età e che siano in possesso del titolo di ammissione alla prima classe della scuola secondaria di primo grado,
_ (3.anzichè, nonchè, benchè, Sicchè) a coloro che abbiano conseguito il predetto (4.anno, grado, titolo, esame), rispettivamente, da almeno uno o due anni.
Sedi e sessione di esame
La sessione di esami è unica. Per i candidati che siano stati assenti per gravi e
(5.comprovati, attestati, giudicati, asseriti) motivi sono ammesse prove (6.suppletive, alternate, sostitute, integrative) che devono concludersi
prima dell’inizio delle lezioni dell’anno scolastico successivo. Sono sedi di esami di idoneità unicamente le scuole statali o paritarie. Non è consentito sostenere esami di idoneità presso i Centri per l’istruzione degli adulti (Centri Territoriali Permanenti). Gli esami hanno luogo secondo il calendario fissato dal dirigente scolastico, sentito il collegio dei docenti. La riunione (7.pregressa, preventiva, propedeutica, preliminare) ha luogo il primo giorno non festivo precedente quello dell’inizio delle prove scritte.
Commissioni
La commissione per gli esami di idoneità a classi della scuola primaria sono formate da tre insegnanti nominati dai dirigenti scolastici tra quelli (8.opzionati, esentati, designate, derogati) dal collegio dei docenti (art. 4, comma 4, O.M. n. 90/2001). La commissione per gli esami di idoneità nella scuola secondaria di primo grado è nominata e presieduta dal dirigente scolastico della scuola in cui l’esame ha luogo ed è composta di docenti della classe cui il candidato (9. aspira, approccia, aderisce, attende) e, per le classi seconda e terza, anche di un docente della clase immediatamente inferiore (art. 180, comma 4, D.L.vo 16 aprile 1994, n. 297). Nel caso in cui i candidati privatisti siano molto numerosi possono essere formate più commissioni in una (10.rispettiva, medesima, reciproca, adiacente) scuola statale o paritaria.
(tratto da una circolare emessa dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca il 26 marzo 2010)


PRATICA 13
25. Leggete il testo e confrontatelo con le frasi. Completate le frasi scegliendo tra le quattro possibilità l’unica che corrisponde al testo. Indicate solo una combinazione per ogni frase.

Ho quasi timore di parlarvi del mio amico misterioso. Paura di offenderlo e farlo sparire per sempre. Perché? Ma perché si tratta di un Coboldo e tutti sanno che i Coboldi sono suscettibili e permalosi! Ho scoperto la loro esistenza quando ero piccola. Molto piccola e la Nonna mi raccontava le loro avventure nelle case degli uomini. Sì, perché i Coboldi amano vivere nelle nostre case, invisibili e indisturbati. La Nonna poi, ne aveva conosciuto uno in carne ed ossa. Abitava in un baule, nella soffitta della sua casa di Vienna, dove viveva allora. Giocavano insieme tutti i pomeriggi. Poi quando è cresciuta non è più salita in soffitta a giocare con lui. Solo ogni tanto gli portava dei piccoli doni. E quando è partita per venire in Italia non ne ha più saputo niente e da allora non ne ha mai incontrati altri. Però non ha smesso di credere alla loro esistenza! È raro riuscire a vederli, e in un certo senso è meglio così, visto che la loro caratteristica principale è: essere dispettosi e vendicativi. Ma sono anche dei “portafortuna” e tengono al riparo le nostre case da mille disgrazie. Molti li descrivono come stupidi e pelosi. Non è assolutamente vero. [...] Il “mio” Coboldo è un omino piccolo ma per nulla sgradevole di aspetto, l’ho scoperto quando mi sono trasferita nell’appartamento dove aveva vissuto negli ultimi anni della sua vita la nonna viennese. I primi tempi ho pensato di trovarmi in una casa stregata, perché molti oggettini che lasciavo appoggiati sui ripiani svanivano senza lasciare traccia. Non riuscivo più assolutamente a trovarli. Roberto, mio marito, diceva che erano caduti dietro a qualche mobile. Io invece non ci credevo. Infatti in tutti gli spostamenti di mobili che ho fatto non ho mai trovato niente. Insomma una notte me lo sono trovato davanti, sotto il lavandino della cucina. Una piccola figura con i pantaloni rossi. E le scarpe a punta, ne sono sicura. E in spalla aveva un sacchetto di quelli neri della pattumiera. Per lo spavento l’ha lasciato andare e sono usciti tutti gli oggetti che non riuscivo più a trovare. […] Potete immaginare la meraviglia di Roberto quando gli ho detto dov’erano i miei oggettini. Comunque da quel giorno il mio Coboldo ha cominciato a farci visita più spesso, cioè a rubarmi tutti i giorni qualcosa. Ogni tanto di notte quando entro in cucina per bere un po’ d’acqua, lo trovo che chiacchiera tranquillamente con le gatte. Io faccio finta di non vederlo e lui se la ride sotto i baffi che non ha.
(Tratto e adattato da http://www.patriziarossi.com)

1. Che tipi sono i Coboldi?
a) Sono molto maleducati.
b) Sono di poche parole.
c) Odiano la solitudine.
d) Sono molto sensibili.

2. Che cosa si dice della nonna?
a) Che una volta ha nascosto un Coboldo nella sua stanza.
b) Che faceva regali all’unico Coboldo che conosceva.
c) Che ancora adesso sa dove si nascondono i Coboldi.
d) Che ha incontrato l’unico Coboldo gentile.

3. I Coboldi possono anche
a) sporcare tutta la casa.
b) rovinare gli appartamenti.
c) far guadagnare dei soldi.
d) proteggere le abitazioni.

4. Il Coboldo della narratrice
a) non è molto furbo.
b) non è brutto.
c) non è pettinato.
d) non ha un buon odore.

5. Che cosa faceva il Coboldo della narratrice?
a) Metteva altri oggetti al posto di quelli che erano in casa.
b) Cambiava posto ai soprammobili della casa.
c) Portava via dei piccoli oggetti dalla casa.
d) Lasciava dei segni sui mobili della casa.

6. Il Coboldo quando ha incontrato la narratrice
a) si è messo paura.
b) le ha fatto un regalo.
c) si è messo a ridere.
d) le ha fatto uno scherzo.

7. Da quando ha incontrato la narratrice, il Coboldo
a) cerca di più il marito Roberto.
b) torna spesso nell’appartamento.
c) porta più cose nell’appartamento.
d) si fa vedere raramente da Roberto.

8. Adesso, il Coboldo qualche volta
a) mangia le cose che sono in cucina.
b) parla con gli animali che sono in casa.
c) si nasconde in cucina per scherzare.
d) resta a dormire in cucina.


26. Leggete il testo e completate le frasi sottolineando fra le quattro proposte l’unica appropriata. Indicate solo una parola per ogni vuoto: ogni crocetta in più vale due punti in meno. (Il brano è tratto dal sito italiano del WWF)

Se hai tra gli 8 e i 15 anni, se cerchi una vacanza divertente e rica d’emozioni, se ti piace l’avventura e la natura, l’allegra vita di grupo con tanti amici della tua età, vieni ai Campi Avventura […]! In Italia e all’estero, al mare o in montagna, in bici o a piedi, in barca o a cavallo… ce n’è per tutti i (1.gusti, mezzi, lati, limiti) e per tutte le età. Vedrai, ti divertirai moltissimo!
Ogni anno migliaia di ragazzi e di giovani partecipano con entusiasmo ai Campi Avventura che offrono loro un’immersione totale nella (2.casa, natura, famiglia, vacanza) per scoprirla, apprezzarla, viverla insieme ai coetanei di tutta Italia. E mentre fanno una bella vacanza… la natura “fa scuola”: i giochi, le escursioni, le ricerche sul campo, le attività pratiche e creative, le attività sportive svolte nel rispetto dell’ (3.ambiente, esterno, ordine, origine)... tutto diventa una buona (4.formazione, espressione, occasione, versione) per imparare divertendosi. In questa impresa ci aiutano le sensazioni e le emozioni positive che il (5.contatto, contratto, concorso, contorno) con la natura e la serena vita di gruppo procurano.
La vita al campo, in un (6.rapporto, ritiro, ritardo, ricordo) costruttivo tra adulti e ragazzi, contribuisce alla loro evoluzione ed allo (7.stesso, stato, scambio, spazio) di esperienze, permette di (8.acquistare, cambiare, restituire, inviare) autonomia ma al tempo stesso di sviluppare un forte senso sociale. Insieme si superano le piccole (9.amicizie, difficoltà, emozione, possibilità) che possono nascere dalle relazioni di gruppo, dall’adattamento a (10.espressioni, presentazioni, spiegazioni, situazioni) nuove... e dopo ci si ritrova più “grandi” e più soddisfatti di (11.loro, sè, qua, qualcuno). Chi ha già fatto campi sa quali sono le caratteristiche della nostra (12.domanda, serie, proposta, richiesta). Quindi rivolgiamo queste (13.speranze, richieste, pagine, ricerche) di introduzione soprattutto a chi non vi ha mai partecipato, cercando di rispondere in seguito alle domande più (14.frequenti, leggere, semplici, rare) che ci vengono rivolte.


PRATICA 14
27. Leggete il brano e confrontatelo con le frasi. Completate le frasi scegliendo fra le quattro possibilità l’unica che corrisponde al testo. Indicate solo una combinazione per ogni frase.

Quando la professoressa si ammalava, arrivava la supplente, la signora Benedetta Infante, un tipo proprio buffo: asciutta come un palo, si vestiva sempre di bianco e portava in testa dei cappelli fioriti, come se fosse alla corte della regina d’Inghilterra. Una camicia bianca aperta sul collo, un filo di perle minuscole. La bella faccia senza trucco era quasi interamente coperta da un paio di occhiali dalla montatura gigantesca. I vetri: due fondi di bottiglia. Cerchi e stanghette: nero carbone. I capelli sempre raccolti dietro la nuca, il naso leggermente adunco, gli occhi piccoli e miopi. In clase la chiamavano “la talpa”. Secondo Cettina la talpa era “ignorante come una cucuzza”. Certo, di fronte alle conoscenze della Sumò era rozza e priva di spirito. I filosofi li conosceva, ma in modo libresco. Non riusciva a incantare la classe con i racconti delle loro vite, delle loro letture, delle loro idee raccontate come se appartenessero a un membro della famiglia. In compenso era precisa e attenta. Aveva subito imparato i nomi delle alunne a memoria e interpellava ciascuna con fare gentile. Si avvicinava ad Ava Gardner, le accarezzava i capelli, dicendo: “Tu scommetto sai dirmi qualcosa di Socrate… ci vuoi provare, Mariola?”. Ma Ava Gardner non sapeva niente di Socrate, né le importava di imparare. La signorina Infante aspettava con pazienza che la ragazza dicesse qualcosa sul filosofo. L’altra non parlava. Alla fine le dava un piccolo colpetto sulla nuca e si allontanava cantilenando: “Siamo ignorantelle, ragazze, siamo proprio ignorantelle”. Molte approfittavano della sua miopia per farle scherzi e dispetti di ogni genere. Un giorno avanzavano, tutte d’accordo, fino ai bordi della cattedra, trascinando piano piano i banchi in modo che lei non si accorgesse di nulla e si trovasse improvvisamente la classe tutta trasformata, con le ragazze quasi sotto i piedi. Altre volte spostavano la lavagna in modo da creare un sipario che le copriva al suo sguardo, d’altronde cortissimo, rimanendo invece visibili alle altre scolare. Da quella posizione inscenavano uno dei soliti teatrini: Giusi recitava la parte della Infante, cacciandosi sulla testa un fazzolettone in forma di cappellino. Un’altra al suo braccio fingeva di essere il marito.
(Tratto dal romanzo di Dacia Maraini Le ragazze di Palermo, Edizione speciale per il “Corriere
della sera”, 2007, pp.35-38)


1. A prima vista la supplente
a) sembrava antipatica.
b) trasmetteva ansia.
c) sembrava molto severa.
d) era un po’ ridicola.

2. La supplente portava occhiali
a) costosi e all’ultima moda.
b) sottili ed eleganti.
c) enormi e spessi.
d) sempre molto sporchi.

3. La Sumò
a) era più brillante della supplente.
b) considerava la supplente un’ignorante.
c) era meno simpatica della supplente.
d) era in competizione con la supplente.

4. La supplente non era in grado di
a) illustrare gli argomenti con chiarezza.
b) appassionare gli studenti.
c) comprendere le opinioni degli studenti.
d) creare collegamenti con le altre discipline.

5. Gli alunni si permettevano di fare scherzi alla supplente perché lei
a) era appena arrivata.
b) era molto paziente.
c) ci vedeva piuttosto male.
d) era sempre molto distratta.

6. Per farle uno scherzo, le ragazze della classe
a) si scambiavano di posto quando lei non guardava.
b) entravano e uscivano dall’aula come volevano.
c) si vestivano in modo strano.
d) avvicinavano lentamente i banchi alla cattedra.

7. In altre occasioni invece le studentesse usavano la lavagna come copertura
a) per non farsi scoprire mentre suggerivano.
b) per scrivere frasi ironiche sulla supplente.
c) per disegnare caricature della supplente.
d) per fare di nascosto scenette divertenti.



28. Leggete il testo e completate le frasi sottolineando fra le quattro proposte l’unica appropriata. Indicate una sola possibilità.

Metropoli cosmopolita e dinamica, Londra è senza dubbio tra le città più multietniche del panorama europeo. Meta molto gettonata tra i giovani, sono svariate le ragioni che spingono i turisti a visitarla: interessante per il suo lato artistico, attraente per chi ama lo shopping e intrigante per chi cerca il divertimento. Da non perdere una passeggiata tra i mercati di Portobello e Camden Town (1.a, sulle, delle, per) cui bancarelle si trova di tutto, dall’abbigliamento firmato ai modelli vintage, da oggetti curiosi all’artigianato più particolare. Stupenda Trafalgar Square, (2.accurata, decorata, trascurata, procurata) con ampie fontane e giochi d’acqua, di fronte (3.sta, si, dà, ha) sede la ‘National Gallery’, decisamente imperdibile per chi ama l’arte e la pittura. A breve distanza c’è Piccadilly Circus, (4.come, allora, qui, questo) sullo sfondo dei palazzi bianchi ed eleganti, di Oxford Street e Regent’s Street, troviamo una fila quasi ininterrotta di bei negozi, di grandi firme, di nomi prestigiosi... Lo ‘shopping’ non è per tutte le tasche, ma le (5.finestre, cornici, compere, vetrini) sono un piacere per gli occhi!!! E poi Covent Garden con i suoi spettacolini di strada, senza dimenticare un giro in uno dei fantastici parchi per dar da mangiare agli scoiattoli, il fascino del Big Ben e l’House of Parliament, la vista panoramica di Londra dal London Eye... insomma, (6.ce, se, e, lì) n’è per tutti i gusti!
Sistemazione in college
Gli (7.accessi, indirizzi, alloggi, ospiti) degli studenti sono suddivisi in 3 palazzine, situate centralmente, e dotate di camere singole. Il (8.trattamento, turno, compenso, ristoro) è di pensione completa presso il ristorante del campus, durante le escursioni verrà fornito il packed lunch. È previsto inoltre un barbecue a settimana.
Corso: 20 lezioni settimanali di 45 minuti
Gli studenti (9.sosterranno, subiranno, commenteranno, stabiliranno) un test di livello il primo giorno e verranno suddivisi in (10.merito, fondo, quanto, base) al livello linguistico nelle oltre 15 classi totalmente equipaggiate del campus. Il programma didattico, (11.affrontato, affrontando, affronto, affronterà) con libri appositamente preparati, si concentra sull’aspetto comunicativo della lingua, senza tralasciare le basi grammaticali e si (12.rivolge, coinvolge, svolge, avvolge) in gruppi di massimo 15 studenti. A fine corso gli studenti riceveranno un attestato di frequenza riconosciuto dal British Council.
Attività / Escursioni
Il programma didattico trova un buon completamento nelle attività extrascolastiche, varie e divertenti che (13.passeranno, finiranno, impegneranno, impareranno) i ragazzi tutto il giorno; teatro, proiezione di film, karaoke, mini olimpiadi e discoteca che aiuteranno i ragazzi delle varie nazionalità a socializzare e sperimentare la propria conoscenza della lingua. Le escursioni saranno per lo più (14.economiche, incentrate, trattate, istruttive) alla scoperta di Londra, alcune comprensive di cena al sacco per godere degli scenari serali della City, come Richmond lungo il Tamigi che (15.merita, vanta, vuole, esistere) tra l’altro uno dei parchi più belli della capitale, oppure serata con gita in barca sul Tamigi. Durante i pomeriggi a Londra si percorreranno le vie più belle e visitate del centro, con negozi, angoli particolari, piazze, statue, chiese; si visiteranno i magnifici musei di storia, arte e tecnologia studiati a scuola; si potrà oziare in uno dei grandi polmoni (16.verdi, pieni, forti, aperti) dove turisti e inglesi si rilassano, giocano a calcio, fanno picnic o ascoltano un concerto all’aperto.
(Tratto da un opuscolo pubblicato sul sito www.primaveraviaggi.it).


PRATICA 15
29. Treno di Panna.  30.Prenotare un tavolo

PRATICA 16
31. Uffa, oggi è tutto un divieto. 32.Cinema
PRATICA  17
33. L’amore. 34.I carnevali
PRATICA  18
35. Ristorante. 36.Carta credito. 37.Petrolio

PRATICA  19
38. Per battere la contraffazione offensiva anche su internet
39. Gli italiani tutti pazzi per la vasca jacuzzi
PRATICA  20
40. Pochi figli è colpa degli uomini: hanno paura della responsabilità 41.Un fine settimana romantico ed economico

PRATICA  21
42. Come passa il tempo. 43.Cuore di supermamma
PRATICA  22
44. “Mondo bambino”- franchising di articoli per i bambini
45.Tra le novità, un’esplosione di donne al potere
PRATICA  23
46. La regione Toscana e la sfida dell’etica: “Con i più deboli, con i più audaci”.
47. Guerra di cifri sullo sciopero degli acquisti


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PRATICA  24
48. La colazione italiana
49. Il fagiolo mágico

PRATICA 25
50. Curare l’influenza
51. L’usignolo dell’imperatore

PRATICA  26
52. Moldavia
53. Effetto serra

PRATICA  27
54. Italo Svevo
55. Antonio Vivaldi

PRATICA 28

PRATICA 29

PRATICA  30

PRATICA  31

PRATICA  32

PRATICA  33

PRATICA  34
Final del formulario

LA STAMPA (giornale)